UN PENSIERO AL GIORNO....

14 marzo
L’uomo supera l’animale con la parola; ma col silenzio supera se stesso.

15 marzo
Occhio al silenzio! Non sempre è di razza buona.
Non lo è, ad esempio, il silenzio offeso, cocciuto, risentito.
Questa è la caricatura del tacere; la caricatura del mutismo che sta al silenzio come l’aceto sta al vino.
Silenzio buono, invece, è quello «intelligente» di chi non parla quando non sa cosa dire; è il silenzio «arricchente» di chi tace e ascolta; è il silenzio «adorante» di chi si apre a Dio.
Mai come in quest’ultimo caso il silenzio compie la sua vera funzione: essere l’officina dello spirito, dilatare il paese dell’anima.

16 marzo
Viviamo nella società del fracasso. Ieri si diceva: «la vita è un lampo». Oggi si dovrebbe dire: «la vita è un tuono».
Regione che vai, televisione e radio che trovi. Il silenzio non ha più un minuto di pace.
Eppure vi sono persone che vivono solo per ciò che è innominabile.
Per favore, non distruggiamo i monasteri, non violiamo le clausure!
Sarebbe distruggere una tra le più profonde riserve di umanesimo pieno.

17 marzo
Maria Montessori : «E’ impossibile che in una scuola fracassona circolino grandi idee».
Verissimo. Solo nel silenzio le nozioni diventano convinzioni e si dispongono a trasformarsi in azioni.

18 marzo
Abbiamo moltiplicato il rumore, e ci meravigliamo che è scomparso lo stupore?
Enorme perdita. Togliere lo stupore è togliere calore, è togliere vita: è diventare freddi e vecchi. Di più: perdere lo stupore è perdere l’Altezza. Ad un certo punto, infatti, lo stupore si inginocchia.

19 marzo
Chi può negare che oggi abbiamo bisogno di menti più aperte e di bocche più chiuse?

20 marzo
Fino a quando non dici una parola, questa è tua schiava; come la dici, diventa la tua padrona.

Dove tutto è fracasso, niente è idea.

21 marzo
«Siediti ai bordi dell’aurora,
per te si leverà il sole.
Siediti ai bordi della notte, per te scintilleranno le stelle.
Siediti ai bordi del torrente,
per te canterà l’usignolo.
Siediti ai bordi del silenzio,
Dio ti parlerà» (L. Vahira).

22 marzo
Se si sapesse tacere, quante cose si direbbero di più!

«Chi parla semina, chi tace raccoglie » (Pitagora).

Il silenzio è una forma di venerazione.

Dio è come le bestie del bosco: comincia a muoversi solo dopo un’ora che sei là fermo, in ascolto.

«Riposate parole, riposate … Conosco quanto siate stanche!» (G. Ceronetti).

23 marzo
Fermati. L’anima vive di pause. Ove non c’è pausa non c’è ordine, non c’è pace, non c’è uomo.
Di qui si comprende tutta la saggezza di chi invita a «fare il deserto», inteso non tanto come tecnica anti stress, quanto piuttosto come igiene dell’anima. Ecco la proposta.
«Fare il deserto significa isolarsi, distaccarsi dagli uomini e dalle cose, principio indiscusso di sanità mentale.
Fare il deserto significa abituarsi all’autonomia personale, a restare con i propri pensieri, la propria preghiera, il proprio destino.
Fare il deserto significa chiudersi in camera, restare soli in una chiesa deserta, costruirsi in una soffitta o nel fondo di un corridoio un piccolo oratorio dove localizzare il rapporto personale con Dio, dove riprendere il respiro, ritrovare la pace.
Fare il deserto significa, di tanto in tanto, dedicare una giornata alla preghiera, significa partire su una montagna solitaria, significa alzarsi soli nella notte a pregare» (Carlo Carretto).
In una parola: fare il deserto significa partorire se stessi.
Siamo andati sulla luna; andremo anche oltre. Bene. Ma tutto sarà civiltà solo se ingrandiremo il nostro «uomo interiore» senza il quale le conquiste dell’«uomo esteriore» sono destinate, presto o tardi, a crollarci addosso.

24 marzo
«Nel domenicano che prega c’è una presenza densa. Quest’uomo non è mai così uomo come quando è là prostrato ed immobile.
In Pasteur che trattiene il fiato sopra il microscopio c’è una presenza densa. Pasteur non è mai così uomo come quando osserva.
Allora progredisce. Allora si affretta. Allora, anche se immobile, avanza a passi di gigante e scopre la vastità.
Così Cézanne immobile e muto, dinanzi al suo abbozzo, è di una presenza inestimabile; non è mai così uomo come quando tace, prova e giudica. Allora la sua tela diventa per lui più vasta del mare» (A. De Saint-Exupéry).

25 marzo
Oggi il gran problema è sembrare.
Si può essere mascalzoni, si può essere mediocri, ma la cravatta giusta, al momento giusto, aggiusta tutto.
Chi non si firma è perduto.
Ciò che conta è l’immagine. Tutto è spettacolo, tutto è look.
Appaio, dunque sono!
La mania esibizionistica è arrivata persino ne3lla scuola. La cartella è scomparsa: ora c’è lo zainetto con tutto il seguito di astucci, penne, albi, quaderni “griffati”, vale a dire firmati da uno stilista o da una grande ditta. Più la firma è alta, più il prezzo lievita.
Lievita pure la cultura?

26 marzo
Se fosse sufficiente crescere dal di fuori, un elefante potrebbe essere preside della facoltà di zoologia.

Tutta l’acqua dell’oceano non può affondare una nave, a meno che non penetri nel suo interno.

«Nessuno può far di te uno schiavo, se tu non pensi da schiavo» (M.L. King ).

Uno scrittore diceva: «La ragazza media preferisce essere bella più che intelligente, perché sa che l’uomo medio è più bravo a guardare che a pensare».

27 marzo
Per il cristiano l’apparire non conta più di tanto: «L’uomo guarda l’apparenza, il Signore guarda il cuore» (I Sam 16,7).
Perché?
Perché, a conti fatti, l’esterno pesa poco. Vesti una fascina e pare una regina; vesti uno zuccone e pare un barone.

28 marzo
E’ il paesaggio interiore che illumina tutto.
Chi, ad esempio, ha poca carità, vede pochi poveri; chi ha molta carità, vede molti poveri; chi non ha nessuna carità non vede nessuno.
Anche la natura non è che l’eco dell’anima. Prendiamo le stelle. Per il navigante sono punti di riferimento; per lo scienziato sono problemi; per il poeta e il bambino sono gocce d’oro.

29 marzo
«Le uniche soluzioni per noi sono in noi. E se credete di poter fare le valigie e sfuggire a voi stessi, vi aspetta una grossa sorpresa. Correte a rifugiarvi sulla vetta di una montagna nepalese, e quando avete superato la meraviglia di trovarvi in Nepal, che cosa vi trovate di fronte, guardando nello specchio? Voi! Con tutti i vostri problemi, tutte le vostre paure, tutta la vostra confusione, tutta la vostra solitudine, tutto ciò che voi siete. Ciò che è essenziale non è la fuori, ciò che è essenziale è veramente dentro di noi» (Leo Buscaglia).

30 marzo
Attenti all’inganno! Oggi ti ripetono mille volte che è dovere essere bello.
No! Essere bello non è dovere. Dovere è essere luminoso. Questo sì! Dovere è il brillìo interiore non il brillìo esteriore!

31 marzo
«I grandi uomini di azione rivoluzionaria sono dei meditativi, dei contemplativi. Non sono gli uomini volti al di fuori che fanno le rivoluzioni, ma gli uomini volti al di dentro» (Péguy).
I problemi mondiali, in definitiva, sono problemi spirituali. Il mondo va dove i suoi inquilini decidono di spingerlo.
Ora, la decisione sta nel cuore, solo nel cuore.
«Dal di dentro escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi, adulteri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l’uomo» (Mc 7,21-23).
La quaresima è il tempo opportuno per tornare «dentro», pulire «dentro», crescere «dentro».

1 aprile
E’ terribile essere soli quando nessuno pensa a te, nessuno ha bisogno di te. E’ inutile guardare verso la porta, perché non arriva nessuno; è inutile varcarla, perché nessuno aspetta fuori… Chi è solo, è di nessuno; è ridotto a cosa: può morire senza morire!
Invece, se ciascuno avesse anche una persona sola nella sua vita che gli dice: «Ti amerò, indipendentemente da tutto. Ti amerò anche se sei stupido, se scivoli e batti il naso, se sbagli, se commetti errori, se ti comporti come un essere umano… io ti amerò ugualmente», allora la gente non finirebbe più negli ospedali psichiatrici.
Gli psicoterapeuti difficilmente curano persone innamorate.

2 aprile
Piccoli o grandi, non importa: basta essere uomo per aver bisogno di amore. Giacomo Leopardi in una lettera del novembre 1822 al fratello Carlo esclamava: «Amami, per Dio. Ho bisogno d’amore, amore, amore». Ancora nel luglio 1828 ripeteva vanamente: «Io non ho bisogno di stima, né di gloria, né di altre cose simili, ma ho bisogno d’amore».
Il bisogno dell’altro lo portiamo scritto dentro, nel più profondo di noi stessi: si può dire che nasciamo tutti innamorati.
Tanto è il bisogno che abbiamo di comunicare, che parliamo persino da soli!
Siamo come frammenti che si cercano per ricomporsi: non è forse vero che possiamo vivere senza fratelli, ma non senza amici?

3 aprile
Il cristiano sa tutto questo. E’ suo dovere saperlo! Perché «cristiano è colui che dà la mano. Chi non dà la mano non è cristiano. E poco importa che possa fare con questa mano».
Chi parlava in questo modo (il poeta Charles Péguy) voleva dire che chi rifiuta la mano al prossimo, non è cristiano, anche se poi impiega quella mano per pregare, per lavorare, per scrivere, per voltare le pagine di questo libro…

4 aprile
L’amore è salute, è salvezza. Afferma lo psichiatra Giacomo Dacquino: «Lavorando coi nostri pazienti, abbiamo imparato a credere nell’amore, perché l’amore può fare miracoli: questo lo affermiamo non come uomini di scienza ma come testimoni di tante situazioni umane considerate senza via d’uscita, che poi si sono risolte per il meglio. Per questo, malgrado tutto, stimiamo questa fiducia nell’amore come la forma più ammirevole del coraggio umano».

5 aprile
«L’amore può fare miracoli». Dunque, passa all’amore. Intanto, all’amore di te stesso.
Solo chi accetta se stesso, sa accettare gli altri. Solo chi sa convivere con se stesso, può convivere con gli altri. Solo chi sa amare se stesso, sa amare gli altri.
Che fare, dunque?
Guardati con occhio buono. Non esiste persona sbagliata del tutto.
Nessuno può dire: «Quando nacqui io, Dio dormiva».
Allora, al mattino mi alzo, prendo lo specchio, mi contemplo e dico: «questo sono io, mi piaccio. Complimenti! Non voglio barattarmi con nessuno!».
Poi esco di casa e, tra me, penso: «ecco quest’uomo, questa donna, sono io. Prendetemi per quel che sono, con le mie debolezze, le mie stupidità, con tutto il resto. E se non potete, lasciatemi essere me stesso».
E’ incredibile il bel tempo che possono portare l’esercizio dello specchio e questi pensieri!

6 aprile
Passa, poi, all’amore della vita. Sii, cioè, “biofilo” e non “necrofilo” (amico della morte).
Il necrofilo guarda al passato, è freddo, pessimista, ansioso, non vibra più alla prima nevicata che profuma di Natale, passa davanti al mare senza accorgersene, si lamenta di tutto, trova gli uomini noiosi, si arrabbia quando la minestra è cattiva, urla perché i bambini giocano in cortile…
Il biofilo, invece, sa meravigliarsi, preferisce il nuovo, ama l’avventura, è ottimista, fa tutto con passione, considera la gioia come virtù fondamentale, è attivo, intraprendente, sorride, vive intensamente le varie esperienze.

7 aprile
Il biofilo imposta la vita su questo meraviglioso consiglio dello scrittore russo Dostoevskij: «Fratelli, amate l’uomo anche nel suo peccato… Amate tutta la creazione divina, nel suo insieme e in ogni grano di sabbia. Amate ogni fogliuzza, ogni raggio di sole. Amate le piante, amate ogni cosa. Amate le bestie: Iddio ha dato loro il principio del pensiero e la gioia pacifica… amate particolarmente i bambini, perché anch’essi sono senza peccato, come gli angeli».